Se dovessi pensare alla vita come un’entità che ci osserva dai piani alti, probabilmente quello che farebbe è ridere di noi, non con gli occhi del ridicolo però; da “lassù” nessuno sfotte nessuno,, almeno cosi mi piacerebbe che fosse, per solidarietà.
Sarebbe eticamente scorretto sentenziare il nostro modus operandi da chi conosce com è che stanno davvero le cose, quindi mi limito a determinare quel ghigno un puro atto di compassione. È bene ricordare ai piani alti che nessuno di noi ha mai esplicitamente richiesto questo carico da 90, quindi stiamo calmi.
Ora, preso per buono che la sua sia pura compassione, la tenerezza di un genitore che “sa ” perché ci è arrivato prima, le cose allora cambiano, accettabile quindi farci guardare riconoscendoci il merito di fare quel che facciamo senza sapere “com’è che si fa”, insomma, parliamone.
Per cui ritorniamo al carico da 90 non richiesto che ci siamo dovuti mettere sulle spalle di cui nessuno per altro si è mai azzardato di restituire quel peso al mittente. Cioè, sarebbe anche discutibile del resto, invece, mai sentito di qualcuno che abbia osato opporsi, nemmeno quando la questione di quel vivere si è fatta un tantino seria, sfuggita di mano direi.
Per carità, bello tutto, il pannolino il bavaglino, la cartella in coordinato con l’astuccio, ti vuoi mettere con me si - no, bello fino a quando non abbiamo incominciato a stare sulle nostre flebili gambucce, che a sapere che quella di non cadere sarebbe stata la fatica che ci avrebbe fatto sudare di più, qualche anno in più a gattonare io personalmente lo avrei fatto.
Poi, non si sa bene quando, come e perché, tutto è diventato cosi serio da farci vivere con il terrore di sbagliare, forse da quando ci siamo messi a prendere appunti su “ questo non si dice, questo non si fa” e poi quella ninna nanna traumatizzante dove di dormire dovevi dormire altrimenti saresti finito dalla befana una settimana o dal lupo nero un anno intero. Ma che razza di filastrocca rassicurante è questa da cantare ad un infante prima di addormentarsi?. Tutto si trasformava in tragedia, persino dormire, e ottenere le cose sotto ricatto, una malsana interpretazione della libertà.
E quindi si, stavamo dicendo, il terrore di sbagliare. Il terrore di sbagliare la strada, l’amore, la carriera, l’orientamento sessuale, il partito da votare, le piastrelle del bagno, l’ idea, lo scopo nella vita. Calcio o basket? ? Luca o Giulia? Ardesia o porcellana? Destra sinistra? Cantante o impiegata alle poste? Quest’ansia da prestazione annebbiava il pensiero, ed il sentire sarebbe presto diventato un tabù. Se non ti era dato il tempo di addormentarti figuriamoci quello per pensare. Adesso quelli che pensano li spacciano come gente che non ha le idee chiare, e quelli che sentono, fricchettoni new age commercianti di palo santo.
Prima il piacere e poi il dovere, porto sicuro, non mi deludere e ben che meno disonorare. Composto, mangia tutto, sorridi sempre e se hai spazio, never give up sul braccio, stronzi come pochi lacerare sulla pelle una frase che ricorda che di mollare non dobbiamo mollare mai. Tutta colpa di quella ninna ninna totalizzante - ninna nanna ninna oh questo bambino a chi lo do - se? Se mollo, se sbaglio, se penso se sento. Eh no, rileggi gli appunti. “Questo non si dice- questo non si fa”. Che poi il dovere di che? Di non contraddire chi e cosa? Le regole, le aspettative, le buone maniere, i bisogni degli altri la reputazione, nonna nella tomba?
Boh, sarà, che ho iniziato a mettere in dubbio che il lupo nero fosse cosi malaccio, che poi a me il nero piace pure, perché farci credere che il lupo nero fosse peggio di quello bianco? Ah si nella filastrocca c’’era anche quello bianco che però nessuno si ricorda perché non ce l’hanno mai cantata fino a lì, o forse, perché tutti la cantavano fino a lì che hanno finito per credere che fosse cosi punto. E quindi eccolo lì il casino più totale che si poteva commettere, terrorizzarci se non avessimo adempito alle cose sono cosi punto. Che fine avremmo fatto un anno intero con il lupo nero? Io un bell’annetto con Signor lupo nero l’avrei fatto volentieri, mi sa di cose che nessuno ha mai avuto il coraggio di vivere, sicuramente avremmo potuto essere un altro altro, l’alternativa, i diversi, un materiale di studio in psicoanalisi.
Invece di strillare non ha più strillato nessuno. Calcio, Luca, ardesia, destra, poste, dritto lineare senza tentennamenti cosi che, per questo senso di coerenza letto male, siamo finiti per stare dove non vogliamo più stare, tradotto in: Paura di dichiararci colpevoli quando quella strada imboccata non fa più al caso nostro, l’angoscia di accogliere i nostri sentimenti cambiati solo per non infrangere la promessa fatta davanti agli occhi di Dio. E chi l’ha detto che Dio esista? Chi l’ha mai visto? Che per carità magari esiste pure, magari è vero che è dentro di noi e allora tanto vale confessarci con noi stessi se e qualora un peccato venga fatto. Ma che gliene frega agli invitati di aver chiuso 100 euro in una busta per niente. Troppo serio tutto, che abbiamo preteso che una cosa mutabile come l’uomo potesse rimanere sempre la stessa cosa. Forse abbiamo preso male gli appunti, o forse abbiamo creduto che quella lista fosse incontrovertibile.
Tutto dentro le righe, niente fuori dai bordi e per carità, nessuno spazio per una colonna da lasciar in bianco per le cose che non si possono sapere. Io so di non sapere, chi è che diceva questa frase? Ah, Socrate, bel tipo lui, padre della ricerca continua della conoscenza e della messa in discussione delle… certezze! Mica male. Sarà mica lui il lupo nero, che spinge il polo dell’esistenza verso la ricerca della propria verità? Fatto sta che ora mi è chiaro perché la vita stia sghignazzando mentre ci guarda, ride perché siamo tutti presi a non strillare per stare dentro le definizioni incontrovertibili, ride perché hanno spacciato per una cosa buona la coerenza, costringerti di rimanere per tutta la vita la stessa cosa, stessa strada, stesso amore, stesso partito, stessa carriera, stesso orientamento sessuale, stesse piastrelle, stessa idea, stesso scopo nella vita.
Ma questa mica si chiama coerenza, a me sa più di una fregatura, che con la ninna nanna totalizzante ha fatto il carico da 90 che ci portiamo sulle spalle.
Lupo bianco prendi appunti: Coerenza = coerenza alla mia verità, fedeltà al momento vivo, sento e comprendo ora anche se diverso da ieri, dove la contraddizione non è incoerenza ma testimonianza del fatto che sto pensando, sto sentendo sto vivendo e quindi sto cambiando.
Io non lo so, è l’unico carico che ci dovremmo mettere sulle spalle, leggero e indefinito.
Oggi voglio essere tutto, domani niente,.
Oggi amo Luca e domani Giulia.
Oggi sono Luca e domani Giulia.
Oggi prometto di esserti fedele sempre, domani prometto a me stessa di essermi fedele sempre.
Ninna nanna fammi una cortesia, mettimi Thunderstruck degli AC/DC che di dormire non ho voglia.
Con affetto
Una persona che non ha le idee chiare fricchettona new age commerciante di palo santo.
Immensamente A.
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