Ci sono madri e padri che non hanno mai avuto il tempo di imparare, né di capire. Vivere e basta è ciò che hanno dovuto fare. Quello c’era, quello ho avuto, quello do e quello sono. Nessuno spazio per essere donne, uomini, persone, figli, solo madri e solo padri nella forma dove non ho bisogno di chiederti come stai per sapere come stai, - cose cosi. Questo è il modo in cui hanno fatto i genitori, nella più fortunata delle ipotesi, presenti abbastanza per una vita dignitosa, assenti quanto basta per permetterci di esistere. C’è chi li ama senza avergli mai accostato un errore, chi per gli errori li odia da tutta la vita e chi per perdonarli prova a colpi di sedute a restituire alla psicoterapia ciò che di loro non gli appartiene; la grammatica scorretta di un linguaggio affettivo figlio di quel paradigma dove sei degno dell’amore solo in base a quanto è disponibile quel giorno. Si raccoglie in base a quanto è stato seminato, e si restituisce quanto appreso; o ti amo perchè voglio,oppure, perchè devo. Sarebbe bastata una giornata di sole in più tra i giorni duri e la fame vera, due palline di gelato su un cono in un pomeriggio di serenità, un minuto di corrente agli di occhi e una carezza di numero, cose semplici e meno inconsapevoli per non dare al mondo una vita senza aver prima scelto di esserci nella propria, giusto per produrre qualche attimo di presenza per cui provare un giorno nostalgia. Invece ci sono case dove l'amore non prevedeva il cambio di stagione, quello c'era e con quello stavi, un clima arido di emotività come costante dove in pochi o forse nessuno di quei figli diventati genitori, aveva scelto poi, di individuarsi oltre i ruoli come singolo, come donna, uomo, persona, per essere capace di essere altro dalla propria storia personale non per demonizzarla ma per liberarla dal suo karma. Invece quando diventi genitore smetti di essere altre cose di te e questo non lo so perchè sono genitore, lo so perchè sono figlia e lo sono stata tanto, tanto come chi cercava due palline di gelato su un cono in un pomeriggio di serenità, mentre osservava i suoi lasciare ogni senso al caso per un cielo che dava solo coperto. È solo da adulto, solo dopo aver scelto di essere diversamente figlio, direi quasi di meno, cioè che hai meno bisogno di cercarli come genitori ma più come persone, adulti, esseri che esistono al di là del ruolo, che comprendi che la taglia consegnatati dell’amore non aveva e che vedere con la misura di cui ne fossi meritevole, ma con un’eredità emotiva, il riassunto di una bancarotta affettiva che a posteriori nessuno si era fatto carico di saldare perché nessuno conosceva altro modo di amare. Ed eccoli lì i grandi buchi e quel gran da fare per riempirli. E poi, talvolta, bastava "tanto cosi" per evitarci certe cadute , invece la vita non si è risparmiata di centrarci in pieno senza frenare, un arresto cardiaco e stop, ora non è più tempo per essere un bambino, devi diventare adulto in fretta, staccarti dall'albero anche se non sei maturo e imparare a vivere fuori da quel sentimento indispensabile che ahimè, serve per non allontanarti troppo dalla vita.
Cosi, l'amore senza saperlo sarebbe presto diventato un fatto importante, lo sparti acqua di un'esistenza piena o vuota, l'ago che pesa sulla domanda come stai, l'elemento che tiene insieme le cose oppure le distrugge. E’ per quel modo con cui ci ha guardati, consolati, ignorati o giudicati, che ha deciso oggi quanto valiamo, se possiamo fidarci, se la vita è sicura, se vivere è libertà o sopravvivenza, è per quel "tanto cosi" che poi alla fine ci siamo allontanati fuori da una fila dove abbiamo atteso a lungo senza essere chiamati, finendo talvolta di ridurre in brandelli l'anima per aver cercato quell'amore in qualche altro, anche se poi non lo abbiamo mai trovato davvero.
Però non lo so quanto avremmo voluto una vita diversa da quella che ci hanno dato, perchè in tutta quella ricerca senza troppo capirlo, poi alla fine avremmo incominciato ad essere soli, ma non soli in assoluto, soli dove sta la possibilità di diventare un uomo.
In questo senso, ogni storia familiare — anche la più dolorosa — può diventare un luogo di rivelazione. Scoprire che dentro di noi convivono il bambino ferito e l’adulto che può guarirlo ci restituisce la libertà di scegliere da che punto osservare le cose, dove non importa più chi ha fatto cosa, importa riconoscere da dove veniamo per scegliere dove andare, per sciogliere il karma e quindi non replicare quanto vissuto. Dentro ogni genitore si nasconde un essere umano, un figlio, un bambino, una storia. C’è la somma di quello ha ricevuto e gli hanno tolto, c’è l’amore per come gliel’hanno dato, ci sono le cose che nessuno ha visto e quelle di cui nessuno ha chiesto e forse, mi va di credere che noi siamo il figlio altamente sensibile che doveva capitargli per sentirsi dire una volta nella vita “ Dimmi di te”.
Talvolta il perdono incomincia così, non necessariamente giustificandoli o esonerandoli dalle loro responsabilità, ma insegnando loro ciò che non hanno mai imparato, perchè a volte, basta spostarsi "tanto cosi" da ogni nostra aspettativa inattesa , per trovare la radice di quell'amore che sia loro che noi stavamo da tanto cercando.
Dobbiamo essere grati per quello che abbiamo avuto con quello che hanno potuto e comunque sia andata, sei solo tu che scegli il modo con vuoi restituirgli un senso .
Immensamente A.
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